Doti da fondista Il problema principale del governo Renzi è divenuto la fretta. Lo abbiamo avvertito anche dalle parole del ministro del lavoro Poletti, ospite ieri sera in una trasmissione televisiva. La situazione è talmente grave che bisogna correre: provvedimenti, tagli riforme, altrimenti finiremo con l’esser risucchiati nella palude. Non che non capiamo i timori del governo, solo che siamo convinti che servirebbe un tempo di riflessione maggiore sulle cose da fare. Lo conferma lo stesso Renzi, quando ha dovuto ammettere l’esigenza di un confronto con i professori che si oppongono alla riforma del Senato. Sulle questioni economiche, vale lo stesso principio. E’ chiarissima l’intenzione di Renzi di voler far ripartire la ripresa e di dover pur cominciare da qualche parte. Il rischio è che si inizi proprio dalla parte sbagliata. Oggi gli si dice che solo Mussolini sforbiciò gli stipendi dei manager, ma se dovessimo pensare anche al “tetto”, conosciamo il precedente del governo rivoluzionario in Francia, il “maximum”. Si trattava di semplici derrate e gli effetti furono catastrofici, come ogni volta che lo Stato pretende di controllare il mercato. Nessuno ancora si è chiesto se fra coloro che si vedranno arrivare 80 euro in più in busta paga, non ci sia qualcuno che non li meritasse, qualche comune scansafatiche. Abbiamo varcato ampliamente i limiti dell’eguaglianza e Renzi, come Robespierre, esclude di poter ottenere quella economica. Benissimo, ma questa non è una ragione per ampliare le diseguaglianze, cosa che sta per avvenire a scapito dei non abbienti. C’è urgenza di dare delle risposte, ai cittadini, ci mancherebbe. Guardate solo quello che sta accadendo a Piombino. E’ un brutto sintomo che Grillo si sia precipitato come un avvoltoio sul cadavere dell’acciaierie, perché dimostra come il governo, davanti al processo di deindustrializzazione del Paese non sa che passi intraprendere. Lo sa bene il ministro Poletti quando parla di un costo eccessivo dell’energia. Scusate tutti: ma come pensavate di mantenere la siderurgia pesante in Italia, senza fonti energetiche e senza nucleare? Il processo di deindustrializzazione del Paese era inscritto nelle scelte che abbiamo fatto in tutti questi anni, per cui ora abbiamo i prezzi delle bollette alle stelle. Ma abbiamo le start up. Si se non le ammazza la nostra burocrazia ed i costi del lavoro che impone. Solo per i sindacati, l’erario spende un miliardo di euro l’anno. Curioso polemizzare con i contributi ai partiti, i costi dei deputati e lasciare simili elargizioni a tre sindacati in calo di iscritti. D’altra parte, con un fiscal compact che ci aspetta alle porte, il governo Renzi avrà di che tagliare ancora. Lo scatto da centometrista lo ha già dimostrato. Ora per andare avanti, senza stramazzare al suolo, dovrebbe anche possedere un po’ delle doti del fondista. Roma, 29 aprile 2014 |